L’Italia è attualmente in carica per tre anni come membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un ente decisionale di fondamentale importanza che guida i lavori dell’OMS per ciò che riguarda la salute globale. Nel gennaio 2019 parteciperà, insieme agli altri trentatré Paesi che ne fanno parte, alla 144a sessione del Consiglio Esecutivo per discutere temi che spaziano dall’eradicazione della poliomielite alle implicazioni per la salute del cambio climatico.
Tuttavia, il tema più importante nell’agenda del Consiglio Esecutivo è forse il Piano d’azione per l’accesso ai farmaci proposto dall’OMS. Il piano d’azione definisce le priorità per i prossimi cinque anni dei lavori dell’OMS sui farmaci nel mondo. In qualità di membro del Consiglio Esecutivo, l’Italia parteciperà a dare un’impronta alla discussione sul modo in cui l’OMS affronterà questo tema.
Sfortunatamente, il piano d’azione dell’OMS, la cui bozza è stata stilata dal suo staff per le opportunità lavorative, ha dei problemi seri che devono essere risolti dagli stati membri. Ad esempio, il piano d’azione prevede che l’OMS offra consulenza ai Paesi su come indebolire la proprietà intellettuale (PI), concedendo “licenze obbligatorie” (a volte chiamate “flessibilità TRIPS”) per consentire la produzione di farmaci brevettati senza il consenso del proprietario del brevetto. Si tratta di una misura non necessaria che danneggerebbe gravemente l’innovazione globale, rendendo più difficile ai pazienti l’accesso ai farmaci attuali e minando gli investimenti nelle nuove terapie e cure future.
Lo staff per le opportunità lavorative dell’OMS sembra essere convinto che i brevetti siano una barriera per l’accesso. Ma ciò non è vero: le ricerche non hanno trovato alcuna correlazione tra la proprietà intellettuale e l’accesso ai farmaci. Quasi tutti i farmaci considerati “essenziali” dall’OMS sono già fuori brevetto e, ciononostante, sono irraggiungibili per milioni di persone a causa di altri fattori come, per esempio, i sistemi sanitari deboli e sottofinanziati. In realtà, il rafforzamento della PI può facilitare l’accesso, stimolando nuove scoperte e facendo in modo che i farmaci innovativi raggiungano più facilmente i pazienti che ne abbiano bisogno.
Inoltre, l’OMS non è adatta per fare tali raccomandazioni in quanto le manca l’esperienza per offrire consulenza ai Paesi sulle complesse implicazioni tecniche, economiche e commerciali delle tutele della PI. Molti Paesi si sono già dichiarati preoccupati del fatto che l’OMS non dovrebbe spendere le proprie limitate risorse lavorando su attività così polarizzanti e che inverosimilmente migliorerebbero l’accesso ai farmaci.
I membri del Consiglio Esecutivo dell’OMS devono fare un passo in avanti e parlare chiaramente del ruolo vitale della PI nell’incentivazione delle nuove scoperte. In passato, l’Italia ha promosso un ecosistema di innovazione globale e ha incoraggiato i leader mondiali a riconoscere il ruolo importante svolto dall’innovazione nell’aiutare nazioni e pazienti. L’Italia ha cercato di dare il buon esempio investendo nell’innovazione, sebbene vi sia potenziale per un maggiore supporto all’interno dei suoi confini e nel mondo.
Prendiamo ad esempio le cifre dei brevetti italiani. Nel 2016, l’Italia ha presentato 131 brevetti di biotecnologia nell’ambito del Trattato di cooperazione in materia di brevetti: una cifra in linea con quelle relative ai molti anni precedenti. Così come sono in linea con gli anni precedenti le cifre più recenti degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) che hanno totalizzato 26,1 miliardi di dollari. L’Italia continua ad essere stabile nelle classifiche dell’innovazione globale, piazzandosi al 31o posto nel mondo nel Global Innovation Index 2018, “con le prestazioni previste per il livello di sviluppo” e appena due posti sotto rispetto a quelli ottenuti nelle classifiche del 2017 e 2016.
L’Italia comprende il ruolo cruciale svolto dall’innovazione nell’aiutare i pazienti. Le sue dichiarazioni nei recenti meeting internazionali e nei canali ufficiali mostrano il suo apprezzamento verso la promozione e la tutela della conoscenza, della PI e dell’imprenditorialità che guidano l’innovazione globale.
- Nel corso della 58a serie di meeting delle Assemblee degli stati membri dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO), l’Italia ha parlato a favore del sostegno della WIPO per un “sistema di PI globale, equilibrato ed efficace” e di come il Paese “creda fermamente che tale sistema debba essere creato garantendo la crescita di tutti i sistemi amministrati dalla WIPO, assicurando una protezione adeguata a tutte le forme di proprietà intellettuale, brevetti, marchi registrati [e] copyright”.
- L’Italia ha riconosciuto le vere barriere che ostacolano l’accesso ai farmaci. Nella sua Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile 2017/2030, l’Italia si impegna ad “ottenere la copertura sanitaria universale, inclusa la protezione dal rischio finanziario, l’accesso a servizi sanitari essenziali di qualità e a farmaci e vaccini essenziali sicuri, efficaci, di qualità e accessibili per tutti”, nonché ad “accrescere notevolmente i finanziamenti della salute e l’assunzione, lo sviluppo, la formazione e la ritenzione della forza lavoro in campo sanitario nei Paesi in via di sviluppo”.
Ma l’Italia può fare di più per difendere le tutele della PI che hanno svolto un ruolo così importante per la sua economia. Purtroppo, nel suo feedback scritto sulla prima bozza del piano d’azione per l’accesso ai farmaci dell’OMS, l’Italia ha mancato di sottolineare i problemi derivanti dalla proposta di intensificare i lavori dell’OMS su temi problematici della PI, come le flessibilità TRIPS. Sebbene alcuni Paesi come gli Stati Uniti e la Germania abbiano sollevato preoccupazioni o abbiano espresso le proprie opinioni sulla necessità di riconoscere il valore del ruolo della PI nello stimolo dell’innovazione, l’Italia è rimasta in silenzio.
Mentre il Consiglio Esecutivo dell’OMS pensa a come migliorare l’accesso alle medicine, l’Italia ha l’opportunità di controbattere l’idea che indebolire la PI servirà a migliorare l’accesso, oltre ad aiutare l’OMS a concentrare la propria azione sull’affrontare le vere barriere per l’accesso, come i sistemi sanitari deboli e sottofinanziati, le infrastrutture povere e le tasse/tariffe. In particolare, l’Italia deve parlare chiaro al meeting del Consiglio Esecutivo per esprimere preoccupazione sulla Roadmap e assicurare che non conduca ad attività dell’OMS esteso che minerebbe la PI a livello globale.
È il momento di agire. I pazienti di tutto il mondo dipendono dal fatto che l’Italia e gli altri membri del Consiglio Esecutivo siano una guida per soluzioni proattive e integrali che affrontino gli ostacoli veri e complessi di una migliore salute globale.